L’arte di organizzare la speranza.
Movimenti e critica sociale
(Translated by Lorenzo Feltrin)
Per la rubrica teorica Il pensiero alla radice proponiamo un testo di Ana Cecilia Dinerstein, teorica marxista e femminista argentina, docente alla University of Bath. Il suo lavoro più noto è The Politics of Autonomy in Latin America: The Art of Organising Hope (2015), sui movimenti di base in Messico, Argentina, Bolivia e Brasile. Negli ultimi anni Dinerstein ha teorizzato “L’arte di organizzare la speranza” come prassi collettiva di critica sociale dal basso, facendo dialogare esperienze di diverse zone del mondo accomunate dal tentativo di costruire forme di vita in comune e autonome dentro, contro e oltre la società esistente. Quella che segue è una versione abbreviata dell’intervento di apertura dell’Alternative Summit TAOH: New Narratives for Europe, tenutosi a Ghent a fine 2018. Traduzione di Lorenzo Feltrin
Per molti anni ci è stato ripetuto fino allo sfinimento che non c’è alternativa, che non possiamo fare niente contro ciò che ci danneggia. Si tratta di una narrativa paralizzante che crea disperazione. Ma anche la disperazione è un costrutto sociale, e l’immaginario sociale della disperazione è basato sulle idee di dolore, sacrificio, paura, incertezza, vulnerabilità, pericolo. Creare un senso di disperazione è un modo molto efficiente di far passare rapidamente ristrutturazioni economiche irreversibili, anche se degradano la qualità della vita, peggiorano le condizioni di lavoro e più generalmente diffondono paura e infelicità. Tutto ciò facilita la smobilitazione e le attitudini al riflusso che ci separano gli uni dagli altri e dal mondo che dobbiamo così urgentemente cambiare. Il messaggio “Sacrificati oggi o non avrai opportunità nel futuro” che ci offrono i dirigenti del capitalismo-patriarcato-colonialità non è una promessa politica molto allettante! O no? ...
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